Il Mar Mediterraneo

Il Mar Mediterraneo

Mediterraneo

L' Acquario di Livorno presenta al suo interno varie aree. La visita adatta a grandi e piccini inizia con una serie di vasche che propongono al visitatore gli ambienti del Mar Mediterraneo.

Ambienti perfettamente ricostruiti, accompagnano il visitatore alla scoperta di tutte quelle creature che popolano i nostri mari.

Storia del Mediterraneo

Attualmente, il Mar Mediterraneo, con una superficie di circa 2.500.000 km2, occupa circa l’1% della superficie liquida della Terra.

La formazione geologica del Mediterraneo ha origini antichissime ed è il risultato di un’evoluzione piuttosto complessa. Alla fine del Miocene (6-7 milioni di anni fa) si verificò un importante episodio nella storia geologica del nostro mare: a causa del continuo avanzamento dell’Africa contro l’Europa si chiuse lo stretto di Gibilterra, che assicurava il collegamento con l’Oceano Atlantico, e il Mediterraneo diventò in breve tempo un immenso lago salato.

La chiusura del collegamento con l’Atlantico determinò la cosiddetta "Crisi di salinità" del Messiniano durante la quale vi fu un profondo deficit idrologico, con la conseguente deposizione di enormi quantitativi di "sali" come se si trattasse di una immensa salina.

La crisi durò appena un milione di anni, ma abbastanza a lungo per dar vita ad enormi depositi di "evaporiti" con enormi spessori che ancora oggi si trovano sotto i sedimenti marini più recenti. Oggi il Mar Mediterraneo ha una profondità media di 1.370m ed una profondità massima di 5.120m a sud della Grecia.

Il ricambio idrico del bacino attraverso lo stretto di Gibilterra, largo appena 13 km e profondo circa 300 m, è estremamente lento: le acque superficiali sono ricambiate ogni 80-90 anni, mentre si stima che l’intero volume venga rinnovato in un arco di tempo di circa 7.500 anni.

Biodiversità  del Mediterraneo

Il Mediterraneo, una delle principali eco-regioni del pianeta, risulta essere, per la sua ricchezza di biodiversità, tra i più importanti ecosistemi al mondo.

L'ambiente naturale mediterraneo è una combinazione di fattori geomorfologici e climatici omogenei e la sua diversità biologica è dovuta principalmente all'adattamento di molte specie alle estati calde e secche ed agli inverni miti che caratterizzano il nostro clima; contribuisce, inoltre, alla ricchezza di biodiversità un'elevata produttività primaria prodotta dai movimenti di masse d'acqua fredda nel bacino:

in quest'area il vento e le correnti rimettono in circolo nella colonna d'acqua gli elementi nutritivi rendendoli disponibili per gli organismi planctonici, primo anello della catena alimentare.

L'antropizzazione delle coste del Mediterraneo, caratterizzata dall'esponenziale incremento demografico e produttivo avvenuto nell'ultimo secolo, ha portato ad una progressiva diminuzione della biodiversità stessa, anche in considerazione del fatto che si tratta di un bacino semichiuso con un ricambio lentissimo delle acque.

Le minacce

Le principali minacce che stanno mettendo a rischio specie, habitat e interi ecosistemi del nostro patrimonio naturale sono l'effetto dell'impatto delle attività umane:

l'urbanizzazione, l'uso intensivo in agricoltura di fertilizzanti ricchi di azoto e fosforo e la conseguente eutrofizzazione delle acque, l'inquinamento causato dalle acque di scarico contenenti metalli pesanti e organoclorurati, la crescente espansione turistica, gli sversamenti di idrocarburi, l'introduzione di specie alloctone, il prelievo delle risorse ittiche caratterizzato da sovrasfruttamento e mancata applicazione di metodiche ecocompatibili.

La Sala Diacinto Cestoni

La visita inizia con la sala Diacinto Cestoni, dedicata al famoso “SPEZIALE” del ’600 cui è intitolata la struttura e che compì numerosi e interessanti studi di carattere scientifico, con e senza l’ausilio del microscopio, applicando il metodo di indagine sperimentale e scoprendo per primo l’appartenenza dei coralli e delle spugne al mondo animale.
un vero e proprio viaggio alla scoperta della biodiversità del Mar Mediterraneo, dei suoi colori e delle sue variegate forme di vita ammirabili con due gruppi di vasche espositive tematizzate: "I piccoli habitat costieri del Mediterraneo" ed "I fondali del Mediterraneo". Al termine della sala inoltre, un’unica grande vasca dedicata la tema della ricerca. Nello specifico, l’Acquario di Livorno collabora oggi con l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.) e con il Centro Interuniversitario di Biologia Marina (C.I.B.M.) in un progetto di monitoraggio della qualità delle acque marine utilizzando i ricci della specie Paracentrotus lividus.

I piccoli habitat costieri del Mediterraneo
Una “raccolta” di vasche dove sono esposti alcuni degli ospiti delle varie nicchie ecologiche della costa, ma anche organismi difficilmente visibili perché abituati alle grandi profondità. Oltre alla comune aragosta (Palinurus elephas), è possibile vedere da vicino in queste vasche il gamberetto Lysmata, di un rosso intenso e le temibili stele carnivore, come la grande Stella Martasteria (Marthasterias glacialis) o le voracissime Stelle spinose (Coscinasteria tenuispina).


I fondali del Mediterreneo 
In questa sezione di vasche, i visitatori potranno vedere alcuni degli esemplari più singolari che popolanoi fondali: dai Ricci matita (Stylocidaris affinis) alla Tromba di Nettuno (Charonia lampas), i pesci cardinali (Apogon imberbis) e la cicala di mare o magnosa (Scyllarides latus)


La vasca della ricerca
In virtù della collaborazione con l'Istituto Superiore per la Ricerca (I.S.P.R.A.) e con il Centro Interuniversitario di Biologia Marina (C.I.B.M.) l’Acquario di Livorno dedica una vasca al progetto di monitoraggio della qualità delle acque marine utilizzando le larve dei ricci della specie Paracentrotus lividus. Sia il C.I.B.M. che la Sezione di Livorno dell’ISPRA sono impegnati nello studio degli effetti degli inquinanti rilasciati in mare e che possono danneggiare l'ecostitema marino. 
 

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